EROICI & RANDONNEUR – Luigi Capellani – Alberto Ferraris – Danilo Fullin – Natalino Milanesi – Gualtiero Paolini – Angelo Parolini 

La passione per la bicicletta, genuino retaggio della media adolescenza, gli è scoppiata nel cuore e nei muscoli alle soglie dei cinquant’anni, dopo quasi una vita di pratica militante in altre discipline sportive (naturalmente calcio, ma anche pallavolo, basket, tennis e sci). e lui non ha esitato a ricoltivarla con devozione e impegno, mescolando in giuste porzioni la meticolosa scientificità che la pratica richiede e un ruspante approccio tipico degli amanti della montagna, uniti a quel briciolo di follia progettuale che spinge sempre più in là i tuoi obiettivi, qualche volta al limite dell’apparentemente impossibile.

Danilo è un ciclista sui generis, umile ma ambizioso, riservato ma pronto a tutto, facile da coinvolgere perchè consapevole di avere davanti a se un mondo ancora tutto da scoprire. Ha fatto già tante conquiste, tipo la massacrante Eroica e decine di salite della leggenda, con diversi 2000 e sopratutto lo Stelvio, il mito delle due ruote, ma non lo fa dormire l’idea di potersi fissare nuove mete affascinanti. Anche estreme, come Capo Nord, l’Himalaya, le Ande, magari legate all’altra sua grande passione, l’alpinismo. Ma è uno che ciclisticamente è anche di bocca buona, torna felice e appagato anche da un modestissimo giro della Brianza, partenza e arrivo a Monza, 85 chilometri. Sempre di buon umore. Basta la compagnia. Nel 2009 ha partecipato con Luigi Capellani alla rievocazione della partenza del 1° Giro d’Italia

La sua EROICA
“Questa non è una corsa, è un massacro!” sono state le sue prime parole all’arrivo, dopo aver fatto il lungo dell’edizione 2011, a cavallo di una Bianchi degli anni Settanta. Era la prima volta che affrontava l’Eroica e pensava che anche la sua esperienza in mtb marathon l’avrebbe aiutato ad affrontare il tracciato nel modo migliore. Ma quello che ha trovato non se lo aspettava proprio così: “In una corsa su strada – afferma Fullin – metti alla prova soprattutto polmoni e gambe, in una gara di mountain bike devi far lavorare anche le braccia, ma hai il vantaggio della bici ammortizzata. Qui invece metti a dura prova tutte le parti del corpo: polmoni, gambe, braccia, spalle, mani, schiena… e anche la testa perché se non vuoi forare o, peggio, cadere devi stare sempre concentrato e attentissimo a dove metti la ruota”.

Quindi non basta avere esperienza di gran fondo su strada e di mtb marathon per affrontare nel modo migliore l’Eroica: “Le strade bianche di Toscana – spiega Fullin – non sono semplici sterrati. Se il clima è molto secco, come quest’anno, il fondo è durissimo e rugoso, per via della traccia indurita lasciata dal passaggio dei trattori e dei mezzi cingolati. Mentre vai, devi cercare i punti della strada con meno rughe, per evitare che la bici salti da tutte le parti, oppure seguire la traccia lasciata da chi ti precede, sperando che abbia scelto quella giusta. In discesa devi rallentare e frenare molto, con il risultato che a ogni salita successiva parti praticamente da fermo, senza poter sfruttare il lancio della discesa precedente”.

Inoltre c’è il problema della bici, le più recenti non hanno meno di 30 anni e su questo tipo di tracciato si può solo sperare che funzioni tutto bene: “Io non ho mai forato – continua Fullin – perché sono stato sempre molto attento a dove mettevo la ruota, ma sono stato anche fortunato. Comunque, sono arrivato al traguardo con la ruota davanti storta per via di un raggio allentato, con un pedale che scricchiolava sinistramente e con un grosso bernoccolo nel tubolare posteriore, pronto a scoppiare. Però ne ho visti tanti fermi ai lati della strada e altri che al telefono chiedevano soccorso con la bici irrimediabilmente guasta”.

Tornerai a Gaiole? “Sicuramente – conclude Fullin – perché l’Eroica è uno spettacolo unico e indimenticabile, ma farò il percorso breve, sostanzialmente il giro dei ristori, dove ti offrono di tutto e di più, dalla ribollita alla pasta e fagioli, e poi il vino… Il lungo mi è bastato farlo una volta. E non lo consiglio a nessuno.”