EROICI & RANDONNEUR – Luigi Capellani – Alberto Ferraris – Danilo Fullin – Natalino Milanesi – Gualtiero Paolini – Angelo Parolini 

NATALINO MILANESI

l’eroico

È il nostro portabandiera dell’Eroica. La prima l’ha corsa nel 2007, quando si potevano ancora usare le bici moderne, ma lui l’ha affrontata comunque con la sua Benotto del 1980. Poi non ha più mancato un appuntamento con la corsa di Gaiole, ed è arrivato ormai a quota cinque. Da due anni non gli lasciano più fare il percorso classico lungo, ma per lui non è un problema: del resto, anche il percorso medio (135 km) è un banco di prova dei più difficili.

Ma la prima volta non si scorda mai. “E’ vero – racconta Milan – me la ricorderò per sempre. Quella volta me ne sono successe di tutti i colori. Non avevo alcuna esperienza di queste corse, così ho cercato di stare insieme ad altri corridori, ma ho forato 3 volte e sono rimasto da solo, così nella discesa di Montalcino ho sbagliato strada e sono finito fuori percorso. Dopo una curva mi hanno fermato i Carabinieri, chiedendomi dove stavo andando: io non sapevo più dov’ero finito, allora mi hanno guidato loro a rientrare nel tracciato. Intanto, però, avevo fatto almeno una ventina di chilometri in più… Poi, a un certo punto, mi accorgo che nella tasca non ho più il sacchetto dei documenti, con la tessera dei controlli: scendo dalla bici, disperato, ma ricordo di essere poco prima passato vicino a dei cespugli, e allora torno indietro a piedi a cercarli, e per fortuna li trovo lì, per terra…”

Ce n’era già abbastanza per mollare tutto e attendere la “scopa”, ma Milanesi non si arrende: “E l’era minga finida… – continua – quando cominciava a farsi sera, durante una discesa ripida ho sbagliato ancora strada e sono finito sparato a tutta velocità dentro un agriturismo dove stavano bevendo l’aperitivo… Alla fine sono arrivato che ormai era buio pesto e stavano già togliendo gli striscioni. Ero ridotto come uno straccio, ma ce l’avevo fatta!”. Era stata davvero una prova terribile. “Io e mio figlio eravamo all’arrivo – gli fa eco la moglie Pinuccia – ma ormai avevamo quasi perso le speranze di rivederlo… Pensate che, dopo, per mangiare ho dovuto imboccarlo io, perché non riusciva a tenere il cucchiaio da quanto gli tremavano ancora le mani”.

Ma dopo un’esperienza del genere, dove hai trovato il coraggio di tornare a Gaiole? “Non potevo restare solo con quel ricordo. Infatti, l’anno dopo e le volte successive è stata tutta un’altra storia. E tornerò ancora. In questo tipo di corse e su questo tipo di tracciati, l’esperienza è fondamentale”. E’ tanto vero che adesso Milanesi non ha problemi a partecipare anche a tutte le gran fondo riservate alle bici d’epoca.