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PARIGI – BREST – PARIGI

21 agosto 2011

di Luigi Capellani

Domenica 21 Agosto 2011, mattina. La notte è trascorsa senza ansia, né pensieri strani, anche se un po’ di apprensione c’è sempre, trattandosi di una prova di oltre 1200 km. Per questa mia quarta partecipazione mi sono posto almeno due obiettivi: il primo è sempre quello di tornare, inteso nel senso di riuscire a concludere la prova senza incidenti, mentre il secondo è di cancellare, se possibile, quei sette minuti sopra le 74 ore relativamente al tempo registrato nella passata edizione, quella del 2007. Con un po’ di attenzione è abbastanza fattibile il primo, mentre il secondo è una grande incognita, perché dipende da troppi fattori. Comunque sto pensando di non fare la corsa insieme ai tre amici con cui sono venuto a Parigi: preferisco pedalare da solo perché, cosi facendo, devo soddisfare solo le mie esigenze, anche se so che a loro farebbe piacere pedalare insieme a me.

Dopo una giornata trascorsa in albergo, ceniamo e ci avviamo alla partenza. Come di consueto, siamo fra gli ultimi, cosa che non mi dispiace. Incontro anche due ex colleghi, che mostrano l’intenzione di farmi compagnia durante la corsa. Si parte alle 21.40, la serata è calda e c’è ancora molta luce. Il gruppo con cui ci avviamo è composto di una cinquantina di unità, l’andatura è attorno ai 30 orari e la gente al bordo della strada ci saluta e ci incita, cosa che fa molto piacere. Con il sopravvento del buio, diventa difficile rimanere insieme, dato che la visibilità cala e le maglie si confondono. Comunque, dopo 180 km arriviamo al controllo, dove facciamo rifornimento. I miei due ex colleghi sono un po’ dietro, così comincio a pensare che non riusciremo a rimanere assieme, non avendo lo stesso ritmo di pedalata e gli stessi tempi di sosta. Però per il momento li aspetto e ripartiamo insieme.

Al controllo successivo, dopo un centinaio di chilometri, cominciano i problemi. Arrivo, ma non vedo dietro di me i miei due compagni. Li aspetto finché arrivano, ma poi perdiamo ulteriore tempo, perché uno di essi aveva fame e doveva cercare un panino, infine finalmente ripartiamo. Ho l’impressione che se voglio raggiungere il mio secondo obiettivo, dovrò lasciarli e proseguire da solo, anche se so che a loro non farà piacere. Infatti, dopo una ventina di chilometri uno dei due perde contatto, ma io e l’altro non rallentiamo, pensando che qualche minuto di ritardo per lui non sarà un problema. Ma nell’attraversamento di un paese sbaglio strada, a causa di un cartello messo male. Per fortuna me ne accorgo quasi subito e ritorno sul percorso giusto, inseguo il mio compagno, lo raggiungo, ma dopo un po’ lo perdo di nuovo, stavolta è lui che si stacca. Arrivo da solo a Villaines-las-Juhel, timbro e mangio qualcosa, ma il mio compagno non arriva. Allora chiedo in giro se qualcuno l’ha visto, inutilmente: a questo punto riparto da solo, con la convinzione che forse ci rivedremo all’arrivo. L’orologio fa le 7.45 e sono sui miei tempi della passata edizione.

Verso Fougères la strada è tutta un saliscendi e la faccio praticamente tutta da solo, la condizione migliore per me, visto che non soffro la solitudine e che non parlo molto nemmeno quando sono in compagnia. Arrivo al controllo all’1.30 e mi accorgo di essere andato molto bene, dato che sono in vantaggio di 40 minuti sul tempo del 2007. Mangio e riparto subito, non ho problemi di sonno, per cui posso proseguire tranquillamente. A riposare ci penseremo più avanti, magari a Caraix. La strada è sempre ondulata. Purtroppo non ho nessuno che mi dà il cambio e sono preoccupato perché devo faticare molto di più, per tutta la mattina. Ma quando alle 14.37 arrivo a Tinteniac, mi accorgo che il vantaggio sul tempo del 2007 è salito a un’ora e venti minuti. Penso che sono stato bravo, finora, ma penso anche che nella passata edizione avevo la pioggia che creava molti problemi e mi rallentava l’andatura. Meglio così.

Proseguendo con questo ritmo, arrivo a Ludéac con più di due ore di vantaggio sul tempo del 2007. Riparto subito senza mangiare, perché so che fra poco c’è un controllo segreto. Lo passo e vorrei fermarmi in un posticino dove facevano una zuppa buonissima, ma noto con rammarico che non c’è più. Verso Caraix il tempo si guasta e comincia a piovigginare, per cui devo fermarmi per indossare giubbino e pantaloni antipioggia. Il sonno non fa ancora capolino, per cui decido di proseguire verso Brest. Al controllo del km 525 sono indeciso se fermarmi o no, ma decido di proseguire: se arrivo fino a Brest, sarebbe una buona cosa. Mentre continua a piovere, uno spagnolo mi raggiunge, così continuiamo in due. Comincia a venirmi sonno, così sono costretto a fermarmi e a lasciare andare il mio occasionale compagno. Anche durante una salita mi si chiudono gli occhi, credo che d’ora in poi sarà un supplizio. La discesa da Roc Trevezel è dura, devo continuare a fermarmi per non cadere addormentato… Poi, miracolosamente, il sonno di colpo se ne va, così arrivo a Brest alle 5.13, contro le 8.38 della volta precedente.

Vorrei concedermi un’ora di sonno, quindi punto la sveglia e crollo. Però, dopo 50 minuti mi sveglio, mi alzo e, dato che il posto non offre una colazione che mi piace, riparto subito. Farò colazione più tardi. Le gambe girano bene, inoltre ha smesso di piovere. Però c’è un po’ di nebbia, che in alcuni tratti è così forte da non farti vedere nulla e da bagnarti come se piovesse. Incrocio molti corridori che devono ancora arrivare a Brest, la cosa mi consola e mi rinfranca, segno che ne ho recuperati parecchi durante l’andata. Qualcuno di loro mi riconosce e mi saluta, io faccio altrettanto, anche se in verità non li riconosco… Comincio a pensare che forse anche stavolta porterò a casa la pelle dell’orso, cioè la mia.

Arrivo al controllo alle 11.25, ho sempre due ore di vantaggio sul tempo del 2007: a questo punto la scommessa è di riuscire a mantenerlo fino a Parigi. Riesco a fermarmi per i controlli e a mangiare più volte senza problemi di coda, perché la maggior parte dei corridori è dietro di me. Al km 703 incappo in un furibondo temporale, ma non mi fermo neanche a mettere la mantellina, anche perché non ci sono ripari. Per fortuna il temporale dura poco. L’asfalto è buono, molto migliore della volta precedente. Passo anche il controllo segreto. Tutto ok, per ora.

Ecco Ludéac: sono le 15.42, contro le 17.50 della volta precedente. Mangio velocemente e riparto con 782 km alle spalle. Supero anche i successivi controlli e rifornimenti senza problemi. Non ho fretta di arrivare, ma non mi piace perdere tempo, anche perché fra qualche ora dovrò mettere in preventivo di dormire un po’. Vedò però che riesco a mantenere un vantaggio di più di due ore rispetto al tempo del 2007, cosa che mi conforta molto. Mi fermo a La Tannière, dove un gentile signore, in cambio della spedizione di una cartolina, per chi lo vorrà fare, mette a disposizione alimenti e bevande senza limite. Approfitto anch’io e poi schiaccio un pisolino in una stanza: dieci minuti che mi sembrano lunghi un secolo… Qualcuno mi sveglia, ma avevo già gli occhi aperti. Prendo un altro caffè, ringrazio e riparto. La notte è buia, sono solo, ma la cosa non mi pesa. Il percorso è molto ben segnalato, non si può sbagliare. La temperatura è attorno ai 10 gradi, ma sono abbastanza coperto. Dopo 867 km tutto sembra filare perfettamente.

A Fougères arrivo poco dopo mezzanotte, sempre con le solite due ore di vantaggio. Sono contento. Mangio qualcosa e riparto. Sono arrivato a 917 km, il prossimo controllo è a oltre 1000 km. Il traguardo si avvicina sempre più e comincio a essere euforico. La strada non spiana mai, ma questo ormai lo so da molti anni. Arrivo a Villaines-las-Juhel alle 5.45, ho circa 4 ore e mezza di vantaggio. Timbro, mangio e riparto senza perdere tempo, ma dopo qualche chilometro sento il bisogno di appartarmi in un posto riparato per riposare un po’. Riesco a trovare un’apertura fra i campi recintati e lì mi fermo per qualche minuto. L’alba è fredda, ci sono circa 9 gradi e il sole stenta a scaldare. C’è vento contrario e pure freddo, l’asfalto è molto ruvido, la bici non avanza e la strada sale sempre. Finalmente arrivo a Mortagne-au-Perche, dove c’è un bel posto per mangiare. Siamo a quasi 1100 km, sono 10.48, ho 4 ore e 45 minuti di vantaggio sul tempo del 2007.

Ora la strada è buona, si scende dolcemente per qualche chilometro, poi finalmente ecco un po’ di piano, con solo qualche salitella prima di arrivare a Dreux. Il sole finalmente scalda, anche se non tanto da farti sudare. A un certo punto mi raggiunge un gruppetto di corridori, fra i quali noto Roberto Maggioni, compagno e “rivale” di tante randonnèe. Facciamo un po’ di strada insieme, poi qualcuno davanti si mette a tirare forte, ma io non mi lascio trascinare dal loro ritmo e continuo con il mio passo. Quando arrivo a Dreux sono le 10.48 e ho un vantaggio di più di 5 ore sul tempo del 2007. Mangio con calma e riparto, sempre senza fretta. Ormai questo vantaggio non lo posso più perdere. La giornata è bella e finalmente calda.

Dopo qualche chilometro mi affiancano due francesi, che mi invitano a rimanere con loro. Stavolta accetto con piacere, anche perché la loro andatura è uguale alla mia. A circa 50 km dall’arrivo incrociamo due ciclisti venuti incontro ai due francesi, che ci fanno da apripista alleviandoci un po’ la fatica. Ma ormai siamo arrivati, manca solo la salita di Guyancourt… ed ecco la famosa rotonda. La gente è tanta ed è lì per applaudire tutti indistintamente: anche noi veniamo accolti dagli applausi. È sempre una grande emozione arrivare qui. Sono le 18.10, ho impiegato precisamente 69 ore e 39 minuti, dunque 5 ore e mezza in meno che nel 2007. Sono più che contento, non mi aspettavo di riuscire ad abbassare il mio record di così tanto, segno che ho avuto fortuna, ma che ho anche saputo fare le cose perbene. Prima di partire pensavo che questa sarebbe stata l’ultima volta che correvo la PBP, ma adesso mi viene in mente che avevo detto la stessa cosa anche dopo la prima volta che l’ho corsa, nel lontano 1999. E non è stato proprio così, per cui è meglio che non prometta più nulla…