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SICILIA 2013

Etna, mare e… ciliegie di Danilo Fullin

Alcuni di noi erano già stati sull’Etna, qualche anno fa, ma l’idea di tornarci, insieme ai compagni che non c’erano mai stati, ha fatto sì che alla fine il gruppetto dei partecipanti alla settimana itinerante in Sicilia fosse veramente nutrito: ben 22 ciclisti, fra “nostri” ed esterni, tutti ben preparati ad affrontare le asperità e le difficoltà dei tracciati disegnati da Claudio Napoletano con la solita perizia.
Il fidato Natalino Milanesi si è assunto, come di consueto, il compito di custodia e trasporto delle biciclette, attraversando l’Italia per tutta la sua lunghezza. Assente per motivi di salute il nostro Foglia, per l’occasione “Milan” è stato accompagnato da un nuovo navigatore, Egidio Beltramin, un compaesano che durante le serate “cartacee” in albergo si è rivelato un eccezionale giocatore di scopa d’asso.
Il bel tempo ci ha accompagnato in modo ideale durante tutta la settimana e il trattamento negli alberghi che ci hanno ospitato è stato sempre all’altezza, con un picco particolarmente positivo a Castroreale Terme. Le ciliegie, di cui era appena iniziata la stagione di raccolta, hanno infine fatto da cornice a questa bella esperienza.
Fra i luoghi visitati di particolare interesse, ricorderemo sicuramente Aci Trezza, con i faraglioni dei Ciclopi, la bellissima Taormina, ricca di monumenti e di storia, e il suggestivo Santuario del Tindari. Ma le bellezze naturali delle selvagge zone interne a volte ci hanno lasciato veramente senza fiato. I Monti Peloritani, le Gole d’Alcantara e le strette valli della zona fra Messina e Milazzo sono stati una vera sorpresa. E poi, naturalmente, il mare: visto da vicino o dall’alto, quello siciliano è sempre stupendo.
Un capitolo a parte spetta naturalmente all’Etna, con il suo perenne pennacchio a indicarci la direzione del vento durante i nostri giri. L’ambiente lunare che s’incontra sopra i 1500 metri è veramente incredibile, con la lava nera solidificata che avvolge tutto e s’impone nettamente sull’ambiente circostante, con forme rocciose di ogni tipo. All’esterno della “zona lava” abbiamo visto le ceneri, eredità di una molto recente attività vulcanica: spesso non raccolte, eccole sparse su strade, campi, spiagge, giardini, tetti delle case. Le abbiamo incontrate anche durante la discesa dall’Etna verso Nicolosi: ci chiedevamo che razza d’insetti fossero quelli che ci arrivavano in faccia mentre scendavamo a 80 all’ora sulla strada da poco rifatta. Arrivati alla fine della discesa, abbiamo scoperto che erano pezzetti di lava eruttati dall’Etna. A volte sono grandi come noci, ma leggerissimi, e riescono ad arrivare fino alla costa, a seconda di dove tira il vento.
Ed eccoci al resoconto delle salite, cominciando naturalmente dall’Etna. L’ascesa da Zafferana, con arrivo ai 1910 metri del Rifugio Sapienza, è stata molto impegnativa: quasi 19 km, con 1350 metri di dislivello, non per niente è considerata la più dura fra le salite dell’Etna. Ma anche quella al Rifugio Citelli, che abbiamo effettuato l’ultimo giorno, con partenza da Fiumefreddo, non è stata da meno, se non altro perché il punto di partenza era quasi sul mare: quasi 30 km, con 1680 metri di dislivello.
 Ma anche le altre salite che abbiamo incontrato non sono state facili. Anzi, in alcuni casi la pendenza massima era nettamente superiore a quella che s’incontra durante l’ascesa dell’Etna. Ricordiamo quelle di Castelmola, sopra Taormina, con tratti al 12%; poi Colle San Rizzo, Portella Mandrazzi, Roccafiorita da Mongiuffi, Melìa da Letojanni. Più facili, per la minor pendenza media o per la lunghezza limitata, sono risultate le salite di Tindari e di Taormina, dai due versanti. Bisogna ammettere che ci ricordiamo di pochi tratti di pianura.