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COLLE  delle FINESTRE – CRESTE dell’ASSIETTA

23 settembre 2000

Cronaca di una giornata da ricordare

resoconto di Arturo Crippa

Mitico, mitico. Mitico io, mitici tutti. Tutti quelli che c’erano alla straordinaria cavalcata sulle Creste dell’Assietta, su quella che è stata definita a ragione “una sterrata unica in Europa” per la sua durata in quota e per gli indimenticabili panorami che offre. Non sono stato il solo, in quella bella giornata di fine-agosto, a vivere quest’eccezionale esperienza che ha arricchito il mio bagaglio di cicloturista. Ho condiviso questa gioia, ed anche l’immensa fatica, con sette miei compagni di squadra: Alberto, Ambrogio, Angelo, Antonio, Claudio, Luigi e Roberto. Due hanno purtroppo gettato la spugna nel finale, spossati, quand’era ormai fatta! E siccome sono tanti gli appassionati che ambiscono a quest’escursione, una di quelle che illustrano i nostri curriculum, ho pensato di raccontare i segreti di questa strada e i retroscena della nostra avventura. Premettendo che abbiamo si avuto la fortuna di viverla in una splendida giornata di sole, ma anche di aver scelto il percorso più duro e impervio.

Sono le 9.30 quando lasciamo Susa, grosso centro ad una sessantina di chilometri da Torino. Tutti in mountain-bike. Anche se qualcuno, come Luigi, racconta di aver già sfidato l’Assietta, qualche anno prima, con una superleggera. Subito zuppa per scalatori. La strada s’impenna, con pendenze anche superiori al 10% verso Meana, il primo, anzi l’ultimo paese che incontreremo per 50 chilometri. Si entra presto nel bosco, fa ancora fresco, ma le pendenze non esitano a scaldarci. Al termine di un incalcolabile serie di tornanti si raggiunge il Colletto di Meana (1455), dove termina la strada asfaltata. Sono le 10.30. C’è una splendida fontana a darci conforto. Si attendono i ritardatari, poi si riprende. Cominciano i dolori. Si continua nel bosco, ma su sterrato. Uno sterrato bello, abbastanza compatto. pendenze prima non micidiali, poi sempre più forti, anche al 13-14%. Si esce presto dall’ombra. Ora la strada è tutta “pelata”. Non c’è più nemmeno un albero. La fatica comincia ad affiorare. Lassù si vede il crinale. E’ lassù che dobbiamo arrivare. Ma manca ancora una valanga di tornanti. Mi volto indietro. Siamo sempre più sgranati. Vedo gli altri alle mie spalle, alcuni arrancano molto più sotto. Alle 12.10 eccomi sul Colle delle Finestre (2176). Abbiamo scalato quasi 1700 metri di dislivello! Ma percorso meno di 25 chilometri. Qualche decina di minuti di attesa, poi le foto. Panorami grandiosi, avvincenti.

Quando ripartiamo è quasi l’una. Dal Colle delle Finestre si perde quota. Purtroppo. Si scende infatti per oltre due chilometri. Sempre su sterrato, ovviamente. Ancora discreto. Prima di terminare la picchiata scorgiamo un paio di abbeveratoi. E non ci facciamo sfuggire l’occasione di riempire le borracce. Il sole picchia duro. Arriviamo su ampio pianoro. E scorgiamo, davanti a noi, la strada che aggirando la parete sud del Ciatiplagna sale verso il Colle dell’Assietta. Non sembra poi tanto ripida. Ci lanciamo fiduciosi. Ma dopo un paio di chilometri siamo già sgranati. Qualcuno è sempre più stanco e più staccato. Lo sterrato più balordo, sassoso. Nelle retrovie qualcuno ha scoperto che percorrendo qualche tratto a piedi si viaggia alla stessa velocità che si tiene stando in sella: 4-5 all’ora.

Sembra vicina quest’Assietta ed invece la raggiungiamo solo alle 15.30. Siamo a quota 2472. E lassù, sulla sinistra, cosa c’è? Dobbiamo andare fin lassù? Ancora? Si, fino alla Testa dell’Assietta, ad oltre 2500 metri. Altri tornanti, altro sudore. Ma che vedute! A Nord l’infilata di maestose vette della catena alpina. E sullo sfondo persino il Monte Bianco. Salendo alle Testa dell’Assietta due fanti esausti mollano il colpo. Sulla loro identità manteniamo l’anonimato. Fermano una 4×4, s’imbarcano e ci anticipano sul percorso. Siamo a buon punto, è vero, ma per raggiungere Sestrière mancano ancora 23 chilometri. E tutti su sterrato. In quota. In quota si, ma non su un altopiano, su e giù per la cresta. Via con un’interminabile sfilza di colli. Ma non è poi cosi facile conquistarli. Ecco il Col de Lauson (2497), il Blegier (2381), il Costa Piana (2313), il Bourget (2299), il Triplex (2176), il Basset (2424), ed infine il Costa Treceira (2504). Attardati anche da un paio di forature, raggiungiamo il Costa Treceira alle 17.40. Ora è tutta discesa, a Sestrière ritroviamo finalmente l’asfalto. Arriviamo a Susa a tramonto celebrato.

Una giornata lunga ma indimenticabile. Centosette chilometri, la metà su sterrato, con poco meno di 3000 metri di dislivello!

Un’esperienza da consigliare vivamente a quei cicloturisti in cerca di forti emozioni. Un suggerimento: partite di buon ora. Avrete più tempo per fermarvi ad ammirare i panorami. E se non ve la sentite di sgambettare tutto il giorno, anziché la Susa-Susa, programmate la Fenestrelle-Fenestrelle. Farete ugualmente un’epica impresa.